Secondo manifesto del Liberalsocialismo (1941)

Secondo manifesto del liberalsocialismo – 1941

 

Il liberalsocialismo è in primo luogo un movimento, che mira al ristabilimento della libertà politica, per sé come per ogni altro movimento o partito rispettoso della libertà. ln secondo luogo, è un partito, che oggi .diffonde le sue idee e raccoglie le sue forze, per l’opera che più ampiamente svolgerà domani, quando potrà godere esso stesso di quella libertà.

 

I.

Nel primo senso, il liberalsocialismo lavora per il comune Fronte della libertà, e invita a parteciparvi tutti coloro che, qualunque sia il loro specifico orientamento di partito, consentono in quei principi fondamentali della convivenza politica, che il liberalsocialismo ritiene debbano essere pregiudizialmente accettati da ogni partito degno del suo diritto di libertà. Essi sono i seguenti:

  1. Ogni norma di legge, ogni autorità di governo, trae il suo diritto solo dal consenso della maggioranza. Quando tale consenso può liberamente formarsi ed esprimersi, nessuna norma o autorità deve valere, che non derivi da esso.
  2. Tutte le volte, invece, che tale possibilità della libera formazione e manifestazione del consenso non sussiste, non si può attendere il voto della maggioranza per prendere i provvedimenti che debbono appunto renderlo possibile. Qui, e solo qui, ha luogo il diritto della forza.
  3. Questo uso della forza ha con ciò il suo limite ben segnato dal suo stesso scopo. Quando realtà politiche ed economiche costituiscono ostacolo insormontabile alla libera formazione ed espressione della volontà legiferante, sussiste il diritto e il dovere di eliminarle con la forza. In tutti gli altri casi, qualsiasi nuova coercizione, norma, riforma deve presupporre il consenso della maggioranza.
  4. Così (a titolo di esempio) non può esser considerata compatibile con le normali condizioni di esercizio della libertà una situazione di dominio finanziario della stampa, che dia a una data potenza economica una posizione di pericoloso privilegio nella contesa per la conquista della pubblica opinione. La difesa della libertà di stampa dev’essere integrale: deve comprendere anche la tutela del diritto di contendere ad armi pari.
  5. Sul piano della convivenza dei partiti, lo stesso dovere di rispettare lealmente la regola del giuoco implica, per ogni partito, l’obbligo di porre a base del suo programma i canoni fondamentali “della democrazia e della libertà. Niente vantaggi della libertà per chi lavora contro la libertà.
  6. Queste norme fondamentali della convivenza politica dovranno anzitutto essere fatte valere, nella fase di instaurazione del nuovo ordine costituzionale, dalla vivente forza di coloro che s’impegneranno per la sua realizzazione. In un secondo tempo questa forza costituente, divenuta forza legale, designerà in sé medesima gli organi e gl’individui per la speciale tutela ed esplicazione dei suoi principi; e riserverà a sé stessa l’uso di ogni forza armata.

II.

In quanto partito, il liberalsocialismo integra tale concezione generale della convivepza politica, per la quale esso chiede il consenso e la collaborazione di ogni altro partito, con un più specifico programma, i cui principi essenziali sono i seguenti:

  1. Liberalismo e socialismo, considerati nella loro sostanza migliore, non sono ideali contrastanti né concetti disparati, ma specificazioni parallele di un unico principio etico, che è il canone universale di ogni storia e di ogni civiltà. Questo è il principio per cui si riconoscono le altrui persone di fronte alla propria persona, e si assegna a ciascuna di esse un diritto pari al diritto proprio.
  2. Così, è lo stesso dovere etico che impone ad ognuno di riconoscere agli altri un pari diritto di opinare di parlare di votare; e un pari diritto di valersi della ricchezza del mondo. Tanto l’uno quanto l’altro è un diritto di disposizione, un diritto di libertà; un àmbito dell’individuale possibilità di azione, che dev’esser lasciato libero. E la giustizia non è che l’equa ripartizione di tali sfere di libertà.
  3. Ma la distinzione, che non ha, luogo nell’idea, ha avuto luogo nella storia. Essa è costituita dal fatto che, nella civiltà del mondo, lo sviluppo etico e giuridico delle abitudini e delle istituzioni dirette ad attuare la libertà del liberalismo è stato finora assai più vasto di quello delle abitudini e delle istituzioni dirette ad attuare la giustizia del socialismo. La tradizione morale ed istituzionale ha ormai tolto ad ogni uomo civile il gusto di negare al suo interlocutore un pari diritto di interloquire, ma non gli ha ancora tolto il gusto di possedere più di lui. Molti, che non tollererebbero più di disporre di due voti elettorali quando ogni altro cittadino disponesse di un voto solo, tollerano ancora di disporre di beni economici in misura decupla di quella di cui dispone la media del loro prossimo.
  4. Di conseguenza, dovunque sia lecito, con formula sommaria, dire che sussiste meno giustizia che libertà, lo sforzo eticopolitico dev’essere prevalentemente diretto all’educazione socialista del’uomo, il quale, sulla via ascendente della giustizia. non deve restare più in basso che sulla via della libertà.
  5. Sarebbe tuttavia un errore ristabilire il livello facendo retrocedere l’uomo sulla via della libertà. Ciò significherebbe non solo distruggere un già raggiunto grado di giustizia, non solo perdere una già compiuta conquista egualitaria, ma annientare lo stesso più efficace e pratico strumento delle conquiste ulteriori. Solo la libertà ci farà più liberi. Essa infatti è la stessa libertà di creare il socialismo. Noi dobbiamo mantenerla tale, renderla veramente tale dove non è, e servircene.
  6. Di qui i due principi fondamentali del liberalsocialismo: assicurare la libertà nel suo funzionamento effettivo. costruire il socialismo attraverso questa libertà.

Alla stregua del primo principio. esso considera parte integrante del suo programma l’instaurazione e la difesa di quel “liberalismo armato”, che dev’essere, come si è visto, la base universale di ogni convivenza politica, e fin da oggi il fondamento del comune Fronte della libertà. Alla stregua del secondo principio, esso vuole riforme sociali che, non piovano dall’alto, ma siano figlie della democrazia e della libertà.

7. Una delle prime mete di tali riforme sociali dev’essere il raggiungimento della massima proporzionalità possibile tra il lavoro che si compie e il bene economico di cui si dispone. Questa non è che una prima tappa sulla via del socialismo (ed è già superata, tutte le volte che con la ricchezza comune si soccorrono i deboli e gl’infermi, incapaci di lavorare). Comunque, è quella che si deve intanto cercar di percorrere. D qui la fondamentale istanza anticapitalistica, che il liberalsocialismo fa propria. Bisogna portare sempre più oltre la battaglia contro il godimento sedentario dell’accumulato e dell’ereditato.

8. I mezzi tecnici e giuridici atti a realizzare progressivamente questo intento dovranno essere commisurati, caso per caso, alle possibilità della situazione. Quanto più i contadini, gli operai, i tecnici, i dirigenti saranno capaci di agire come imprenditori e amministratori, tanto meno dovrà esistere la figura del proprietario puro. Quanto più si svilupperà lo spirito della solidarietà e dell’uguaglianza, tanto più sarà possibile ravvicinare le distanze tra i compensi delle varie forme di lavoro, senza inaridire il gusto dell’operosità e l’iniziativa creatrice. Di qui la fondamentale importanza dell’educazione delle masse; e quindi, tra l’altro, del problema della scuola.

9. Sul piano internazionale, il liberalsocialismo difende gli stessi principi di libertà e di giustizia per tutti. Niente nazionalismo, niente razzismo, niente imperialismo: niente distinzione di principio fra politica ed etica. Le assise fondamentali della civiltà debbono essere le stesse tra gli uomini e tra le nazioni: il dovere dell’onestà, il riconoscimento dell’altrui diritto, non è soltanto una faccenda privata. Di conseguenza: difesa di ogni organismo che possa favorire la realizzazione di questi principi nel mondo; internazionalizzazione, almeno dal punto di vista economico, delle colonie e delle grandi fonti di materie prime; progressiva estensione dei diritti di cittadinanza al di là dei limiti delle singole nazioni. In una parola: liberalismo e socialismo anche sul piano internazionale, giusta lo spirito della nuova internazionale, composta dl tutti coloro che questi ideali condividono nel mondo.

10. In queste sue concezioni, il liberalsocialismo è convinto di aver fatto tesoro del meglio dell’esperienza politica dei grandi partiti tradizionali.

Ai liberali esso quindi dice: – Voi siete stati, in altri tempi, i protagonisti della lotta per la libertà, i primi alfieri della sua bandiera. Ma siete stati anche angosciati dall’incertezza circa il limite a cui vi .fosse concesso di giungere nel disciplinare la libertà; e così, tra il desiderio dello stato forte e il timore di tradire la libertà per l’autorità tra la nostalgia del laissez faire e la simpatia iniziale per il fascismo, avete lasciato la libertà ai nemici della libertà, avete permesso alla dittatura di nascere, di crescere, di battervi. Il liberalsocialismo segna oggi il punto preciso che divide la libertà dall’autorità, chiarendo come la libertà sia solo per chi lavora per la libertà, e come per i suoi nemici ci sia la forza e la coercizione. Così affranca la vostra migliore verità dal suo superstite eclettismo.

11. Ai marxisti; del socialismo e comunismo, esso dice d’altronde: – La nostra aspirazione è la vostra aspirazione, la nostra verità è la vostra verità, quando essa sia liberata dai miti del materialismo storico e del socialismo scientifico. Ricordatevi del Marx agitatore, infiammato dall’ideale etico della giustizia, e dimenticate il Marx teorico, che presupponendo quell’ideale nelle sue indagini economiche pensò, viceversa, di poterlo dedurre dalle sue stesse indagini economiche. E soprattutto non dimenticate che Marx scrisse il Manifesto e il Capitale a Londra, all’ombra delle libertà inglesi. Cercate che lo stato di domani non tolga a un nuovo Marx la poss