Presentazione di "New Economy & Socialismo" - Edizioni Associate
> Autore: Lorenzo Romano - ISBN 9788826704937 (lorenzo.romano@alice.it)

RECESSIONE E GLOBALIZZAZIONE

Le economie occidentali sono in sofferenza a causa della congiunzione del liberal-capitalismo con la globalizzazione. Forse tra 10-20 anni il sistema sociopolitico occidentale si riporterà in equilibrio col resto del mondo (sembrerebbe quasi impossibile il contrario!).

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La crisi dei mutui USA e il crollo delle Borse ne sono esempi: di là dalle truffe vere e proprie, la progressiva mancanza di opportunità di lavoro ha prodotto una diffusa disoccupazione e la conseguente impossibilità di onorare gli impegni è dovuta proprio all'impoverimento della gente.

La causa principale di questa grave situazione è dovuta alla delocalizzazione dei fattori produttivi ora trasferiti e potenziati laddove gli investimenti sono piuttosto proficui e le protezioni sanitarie e sociali delle maestranze spesso inesistenti, quindi con enormi vantaggi per gli investitori occidentali e non solo!

Anche in Italia le cose vanno nella stessa direzione con la differenza che rispetto agli USA esistono ancora molte valide protezioni sociali ed economiche costruite nel passato ma presto le riserve finanziarie del paese si esauriranno e allora...

Allora è necessario ed urgente rivedere l'assetto delle politiche attuate dal Governo e impiantare nuovi modelli economici in grado di contrastare gli effetti nefasti della globalizzazione senza ricorrere a politiche protezionistiche. Bisogna costruire il miglior Welfare possibile, però, senza ostacolare il liberal-capitalismo necessario al continuo sviluppo di una società già progredita.

Nel meeting che si è tenuto sull'attuale ipotesi di recessione e nel quale si è discusso del libro "New Economy & Socialismo", si è giunti alle seguenti conclusioni:

Dal punto di vista del possibile recupero industriale, l'attuale crisi finanziaria e la conseguente recessione è solo potenzialmente grave, infatti, l'origine è individuabile nei seguenti punti:

  1. La delocalizzazione degli impianti produttivi - in Italia e in generale nelle economie occidentali - ha lasciato solo desolazione (alias disoccupazione), potenziando la crescita e di conseguenza la penetrazione industriale asiatica sui mercati mondiali, com'è noto.


  2. Il trasferimento degli impianti viene eseguito con l'installazione di macchinari di ultima generazione effettuata dai migliori tecnici occidentali, così anche l'addestramento alle maestranze indigene col risultato di rendere queste aziende migliori di quelle europee ponendole fuori mercato.


  3. Se i luoghi di produzione sono distanti dai luoghi di consumo si produce povertà diffusa (tranne per il capitale che oggi può operare a livello intercontinentale e in tempo reale). La delocalizzazione ha allontanato fin troppo la produzione dal consumo e in Italia si hanno conseguenti fenomeni di disoccupazione e impoverimento (nota: per produzione non devono intendersi i cosiddetti servizi che riguardano il mercato interno e non sono merce esportabile).


  4. Le Banche - anche quelle di riscontro mondiale - hanno saturato il loro mercato e l'esito dei titoli a forte rischio è il risultato dell'ultimo espediente ideato dai "grandi manager" per sopravvivere. Ora, sull'onda di questa falsa recessione, le Banche si fanno guerra per assorbire le più deboli e le più esposte tra di loro (acquisizione di sportelli, eliminazione della concorrenza e, con la scusa della crisi, acquisizione dei finanziamenti pubblici, ecc.).


  5. I "subprime" e i guai Parmalat sarebbero passati inosservati se contemporaneamente la Crysler, la Ford, l'IBM, ecc. non avessero cominciato a licenziare gli operai (quasi 1.000.000 di disoccupati nel 2007) e se i "penosi" accordi di Maastricht non avessero imbrigliato le eccellenti e super produttive fattorie italiane con la scusa delle "quote latte" (alla fine abbiamo importato latte perfino dalla Cina!). All'epoca i mercati assorbivano facilmente tali operazioni. Inoltre, alcuni accordi di Maastricht bloccano la vera concorrenza tra le aziende europee e favoriscono il mercato extracomunitario!


  6. Questi errori di ECONOMIA POLITICA si riflettono sulla POLITICA ECONOMICA dei governanti occidentali i quali non hanno altre armi se non quelle di prendere i soldi dalle tasche di quanti ancora percepiscono un reddito, soprattutto dalle fasce medie delle popolazioni e tentare di spiegare gli eventi solo in termini di politica economica, forse perché è più facile!
Nel libro New Economy & Socialismo è ampiamente descritto tutto questo e viene proposto un innovativo ed interessate modello di politica economica comprendente un assetto statale in grado di garantire occupazione a tutti i cittadini pur concedendo la massima liberalizzazione alle attività economiche private.

In ultimo, nelle 3 appendici del libro vengono esaminate: - la possibilità di realizzare una sorgente energetica rinnovabile ed illimitata, - uno speciale assetto microeconomico col quale governare un'Azienda di Stato, - una proposta per un nuovo metodo di prelievo fiscale orientato alla riduzione delle tasse.
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In merito alla discussione del libro sono state fatte le seguenti ulteriori osservazioni:

Importanza del libro, uno dei pochi che analizza gli attuali problemi economici nelle tre chiavi di lettura principali:

  1. Chiave di economia politica: cosa fanno, dove sono finite le grandi Aziende, Industrie, l'Olivetti, via Tiburtina, cotonifici del nord, siderurgia. Motivo di disoccupazione sia in Italia che in generale nell'occidente, USA compresi (per quanto già detto).


  2. Chiave tecnologica: Internet, terza industrializzazione - industrializzazione virtuale, conosciamo solo l'aspetto esteriore, navigare, cosa si nasconde dietro? Virtualizzazione delle grandi Industrie di un tempo, acquisto/produzione/vendita di prodotti dove è più conveniente. Scelta del luogo di produzione in accordo a Governi locali, manodopera, materie prime. Operazioni finanziarie su mondo, classico della petroliera rediretta all'ultimo momento, stoccaggio, distribuzione ai mercati.


  3. Chiave sociale: la società occidentale poggia sulla famiglia, recessione disoccupazione ne impediscono lo sviluppo, affitti troppo alti, mutui inaccessibili occorre lavorare in due o accettare comunque un basso livello di vita. Troppo impegno dei genitori per la sopravvivenza, poco tempo dedicato ai figli allora sballo, droga, morti del sabato notte. Inoltre, ricorso al prepensionamento e agli ammortizzatori sociali è sempre più frequente. Secondo Ansa: Italia oltre 7,5 milioni di poveri, 3,5% solo a Roma. Tutto 11 milioni di indigenti.